sabato 15 dicembre 2012

Femminicidio #10


Giacomo guardò il miscelatore della doccia e si domandò se l'avrebbe girato verso il bollino blu, a destra, o verso quello rosso, a sinistra.
Era rientrato tutto infreddolito quella sera di Dicembre e pregustava una bella doccia calda.
Nel valutare la direzione del miscelatore entravano in gioco, ovviamente, tante considerazioni. Un filo, lungo forse, anche non troppo diretto magari, ma certo tuttavia, legava quel miscelatore alla deforestazione dell'Amazzonia, per esempio.

Per scaldare l'acqua è necessaria energia, e questo in qualche modo ha delle ripercussioni fin laggiù, perché tutto è legato lo sappiamo. Nessun uomo è un'isola, tutto ciò che noi facciamo interferisce su tutto ciò che esiste. Gli ipocriti vanno a marciare contro il surriscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai, l'estinzione delle balene e la guerra per il petrolio irakeno, ma nella loro vita quotidiana rinforzano quel sistema che combattono a parole.
Il bocchettone della doccia lo fissava minaccioso pronto a lanciargli addosso acqua gelida per la quale lui tremava in anticipo. La pigrizia è il peggiore dèmone del corpo, contabilizzava Giacomo.
Tutti gli altri hanno risvolti positivi o comunque limiti intrinseci. Essendo vizi attivi, se non altro, se non fai, fai bene.
Ad esempio l'avarizia, per quanto sia brutta e per quanto gli avari abbiano una ben triste sorte nell'Inferno di Dante, ha almeno questo di positivo: ciò che l'avaro lascia agli eredi. I palazzi veneziani sono pieni delle meraviglie realizzate dai figli degli avari con l'eredità ricevuta. La Cappella degli Scrovegni a Padova servì ad un avaro per chiedere perdono. La nostra purtroppo è un'epoca che ha fatto dell'avarizia una virtù. La chiamano economia, profitto, successo. Gli avari anziché nascondersi, gonfiano il petto nei talk show, si offrono come esempio. Vengono additati e ammirati come esempi da imitare. In ogni caso, quando l'avaro prende atto del male che spande attorno e che ha dentro, può dichiarare sciopero e con ciò stesso si libera.
La gola è meno di moda. Almeno nella propria versione più volgare. Certo i grandi cuochi vengono ammirati e imitati anziché essere sfuggiti come sacerdoti di riti ignobili. Ma in generale oggi è più facile incontrare persone a dieta perenne che golosi incalliti.
Per la lussuria invece siamo in un'epoca d'oro. Forse all'orizzonte c'è qualche nube oscura ma al momento siamo nel pieno meriggio della lussuria senza alcun limite, né di liceità né di responsabilità. Nessun rapporto viene ritenuto illecito a priori e nessuna conseguenza ci si attende da alcun rapporto: i figli oggi non capitano, i figli si scelgono. Qualche sassolino nell'ingranaggio a dir la verità c'è: andare a prostitute non aumenta la popolarità dei personaggi pubblici né dei singoli cittadini. Ad ogni modo anche la lussuria deve cedere il passo alla pigrizia, perché qualche cosa di positivo lo porta. Dire ad una donna: “ti amo” è bello. I figli, se vengono, sono comunque scintille d'infinito, che siano a non siano legittimi e riconosciuti. E poi, se non basta la saggezza, per rinunciare alla lussuria di solito l'età supplisce.
L'invidia poi è sicuramente peggio della lussuria. Perché si fa poca fatica ad invidiare e poi perché ha pochi aspetti positivi. Ma almeno un vantaggio lo porta anch'essa: l'invidioso viene pungolato a darsi da fare per ottenere ciò che invidia. Tuttavia deve stare attento, l'invidioso, a non dar vista di sé, perché, per fortuna, non gode di grande reputazione.
Al contrario l'ira oggi è in fase di popolarità crescente: hanno addirittura inventato una nuova formulazione e la chiamano “assertività”: devi affermare te stesso, imporre te stesso, essere convinto del tuo punto di vista e delle tue qualità. Tutti atteggiamenti che l'ascesi medioevale condannava ritenendoli radici dell'ira. In ogni caso anche l'ira ha i suoi argini perché non ci si può sempre scontrare con tutti e talvolta la mitezza, se non viene dalla saggezza, viene dal desiderio di quieto vivere.
Allo stesso modo la superbia viene arginata dall'esperienza: smetti di darti arie quando hai subito abbastanza sconfitte.
La pigrizia è peggio di tutti questi dèmoni. Infatti non ha argini né limiti. Non c'è nulla che un pigro non riesca a non fare. C'è sempre qualcuno abbastanza intelligente o astuto in grado di scoprire una nuova scorciatoia, un nuovo angolo abbastanza nascosto dove non far nulla, un nuovo modo per far lavorare gli altri fingendosi oberato di impegni. La pigrizia è peggiore di tutti gli altri vizi perché non ha nessun aspetto positivo, non produce e non produrrà mai alcunché di buono per nessuno.
La pigrizia spinge la mano di Giacomo verso il bollino rosso, lui lo sa e tenta di resistere.
Perché ogni giorno bisogna combattere la propria battaglia e quando cominci a scendere la china ogni passo rende più difficile la risalita. Se non ti fermi subito domani dovrai fare doppia fatica.
Lanza del Vasto racconta di un generale il quale, preso da compassione per i propri soldati, decise di coccolarli, evitando loro le faticose marce sotto il sole o la pioggia, le guardie al gelo, le pericolose esercitazioni. Quando arrivò il nemico, i soldati inciamparono nei propri fucili e si incastrarono negli  equipaggiamenti, dopo di che si diedero alla fuga. Il generale li supplicava, come un buon padre di famiglia, di volgersi indietro e di mostrare coraggio di fronte al nemico, ma restò da solo sul campo di battaglia.
Perché, per essere preparati quel giorno, bisogna prepararsi ogni giorno e anche questa doccia è una preparazione.
Se io giro verso sinistra, nessuno lo saprà mai, nessuno avrà motivi per biasimarmi, pensava. Se giro verso destra, chi lo sapesse, mi prenderebbe in giro, in ogni caso non mi loderebbe. È vero che dell'opinione altrui a Giacomo interessa poco. Resta il fatto che una bella doccia calda è un piacere che nessuno si permette di criticare.
Giacomo ha a che fare con la propria coscienza, con le proprie convinzioni, ed è a questa e a queste che sta rendendo conto.
Una voce gli sembra di ascoltare, nel vento che spinge la pioggia contro i vetri della finestra: “comportati da uomo”. A quaranta anni suonati sente ancora la voce di suo padre, morto da quindici. Le sue ultime parole.
Che differenza c'è con una donna? Perché dobbiamo essere ingabbiati in questi schemi sessisti, in questi ruoli stereotipati? Perché un uomo deve affrontare con decisione le prove della vita, mentre una donna dovrebbe potersi permettere chissà quali cedimenti?
A dir la verità anche l'espressione simmetrica “comportati da donna” ha un suo risvolto energico, un invito a raddrizzare la schiena e ad affrontare con coraggio le avversità.
Ciascuna delle due esortazioni, rivolta al sesso giusto, è come un indice puntato in alto: là devi andare. Dire ad un uomo: “ti stai comportando da donna” è tanto umiliante quanto dire “ti stai comportando da uomo” ad una donna. E neppure questo è del tutto vero: ci sono condizioni nelle quali, in mancanza di meglio, una donna che assume un ruolo da uomo o viceversa vengono elogiati.
In ogni caso Giacomo sta combattendo con quella esortazione e quella voce che soffia nel vento.
Perché è facile lasciarsi andare, facile smettere di lottare. Mentre lui va cercando un aiuto per continuare, per combattere ancora.
Perché se non c'è da qualche parte un argine, se la pigrizia ti convince a demistificare ogni tabù, a canzonare ogni scrupolo, a tralasciare ogni fatica e ogni sudore, chi si opporrà alla tenebra che avanza?
Chi negherà il diritto del potente sul debole?
Chi negherà la giustizia del cinico?
Giacomo guarda il miscelatore della doccia.

3 commenti:

  1. ma invece di demonizzare maschile e femminile (che esistono! Non sono astrazioni!)perchè non proviamo a capire che sono sfaccettati e ci sono tanti modi di viverli?
    E poi questo condannare parole e frasi (fai l'uomo, fai la donna) non rischia di farci finire nell'ossessione politically correct per cui certe parole sarebbero sempre razziste o sessiste e non si possono vedere in maniera diversa? Comunque più che di fare parlerei di essere e si può essere uomini e donne in tanti modi

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    1. "sarebbero sempre razziste o sessiste"

      cioè al di là del contesto in cui sono inserite

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  2. Caro Paolo, è la prima volta che ci incrociamo davvero, pur avendo io visto molti tuoi interventi sul web e tu, credo, miei.
    Sono d'accordo:maschile e femminile andrebbero capiti piuttosto che demonizzati. Dobbiamo cercare di capirli però esistenzialment e non ideologicamente.

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